
Vestigia del Passato
Vestigia del Passato
Cadente E’ il Tempo Umano
E le Oche selvatiche Volano ancora
Vestigia del Passato
Cadente E’ il Tempo Umano
E le Oche selvatiche Volano ancora
Attraverso il fitto fogliame
Invisibile…
Intona un Canto
Ci sono giorni, al “Dojo dell’Improvviso Risveglio”, in cui il Sole sembra particolarmente ispirato a fare risplendere i colori della Natura, nasce dietro le colline e proietta la sua luce proprio sull’Azuchi, creando giochi di luce particolari.
Il Maestro di questo luogo ha imparato col tempo a riconoscere i giorni migliori, lo sapeva già prima che il sole si facesse vedere nella sua pienezza.
Quella mattina si trovava in compagnia di un Allievo, da tempo era entrato a fare parte degli arcieri, e ora aveva raggiunto un elevato livello di conoscenza, ma non riusciva a superare l’ultima fase dell’apprendimento per raggiungere il tiro corretto.
Guardò verso le colline, il Sole ne infiammava la sommità, quella striscia di luce che rende magico il paesaggio.
Disse “Oggi la giornata è carica di Grandi Promesse, penso che Tenterò l’Arcobaleno”…
L’Allievo, sorpreso, non disse nulla, ma restò stupito da quelle parole, possibile che il Maestro avesse detto quello che aveva udito, e si insinuò il dubbio….
Ma poteva veramente essere che il Maestro pensasse di avere una Tecnica che gli permettesse addirittura di rivaleggiare con l’Arcobaleno nella luce del Mattino, fino al punto di convincersi di potere, in qualche incredibile luogo dello spirito, essere una tentazione per questo spettacolo naturale, meditava…
In questi giorni speciali il Maestro aveva ancora una particolarità, preparava con piacere l’Azuchi per la pratica giornaliera, chiedendo a coloro che se ne occupavano normalmente di svolgere altre mansioni.
Prendeva gli strumenti adatti e si recava sul posto, cogliendo la prima luce del Mattino si metteva al lavoro… particolare… tra gli altri strumenti ne aveva uno incomprensibile, che si era costruito da solo… consisteva in un Ramo di legno molto secco e consistente, abbastanza voluminoso, con molti rametti, ai quali aveva applicato delle sottili lamine metalliche, come se fossero delle foglie.
Lì vicino c’era un grosso recipiente che raccoglieva l’acqua piovana, quest’acqua era poi utilizzata per inumidire l’Azuchi, il Maestro ogni tanto, facendo in modo di non rallentare troppo il lavoro, prendeva questo Ramo e lo passava nell’acqua, poi con un movimento veloce e armonico lo faceva roteare sopra l’Azuchi… si staccavano da esso migliaia di goccioline che restavano per un attimo sospese nell’aria, per poi ricadere sulla superficie di terra e sabbia, dopo questi gesti gli si leggeva sul volto un’espressione compiaciuta.
L’Allievo osservava questo, quando poi il ritmo della giornata si portò via tutto, tranne il dubbio che continuò a restare.
Un altro giorno… Sempre lo stesso luogo… Una giornata che nuovamente iniziava nella Luce sopra le Colline, nuovamente il Maestro e l’Allievo si trovarono vicini, i dubbi erano rimasti, ma anche quel giorno il Maestro disse: “Oggi avremo un’altra giornata piena, ottima per Tentare l’Arcobaleno”, e poi… velocemente… si allontanò senza aspettare una risposta.
Ma il tormento interiore dell’Allievo stava per giungere al suo culmine, non riuscendo ad applicarsi nei suoi compiti, guardava il Maestro che si accingeva tranquillamente al suo lavoro presso l’Azuchi…. Dopo qualche minuto il Vaso del Dubbio era colmo…
Da questo prese il coraggio, e si avviò verso l’Azuchi con passo deciso, doveva chiedere spiegazioni… Intanto il Maestro aveva iniziato la sua inusuale pratica di preparazione, con il suo Ramo compiva dei movimenti se possibile ancora più amplificati… E l’aria era sempre più satura di quelle goccioline che scendevano a terra lievemente, compì quel gesto proprio mentre l’Allievo si stava avvicinando.
Andava verso l’Azuchi con la testa piena di dubbi, quando avvicinandosi vide… qualcosa… si fermò, era durato troppo poco, non era attento… Fermo a pochi passi dal Maestro, che non aveva nemmeno accennato al fatto di essersi accorto che lui fosse lì.
Attese immobile, dopo qualche minuto il Maestro si accinse a compiere nuovamente quella specie di Rito… Il Ramo roteò alto, le gocce si sparsero nell’aria carica della luce del Sole Nascente… L’effetto fù immediato e dirompente, un attimo di pura Poesia… Rifrangendosi sulle gocce d’acqua, la luce creò uno stupendo Arcobaleno che restò sospeso per un attimo al di sopra dell’Azuchi….
Neanche si voltò: “Hai visto, oggi sono riuscito nel mio intento, ho dipinto nel Cielo con Mille Colori… Ora dimmi… Qual’è la tua intenzione?”.
Non disse una parola e tornò indietro, si sentiva libero… Quel giorno l’Arco misurò lo Spazio, la Freccia uscì Pulita… Centro!
Ma come affrontare un discorso sul Kyudô, su internet si trovano diversi siti che trattano dell’argomento tecnico, e si discute molto sul fatto se questa Arte Marziale sia inerente o meno allo Zen.
A questo proposito si deve comunque fare una premessa che è stata accennata nell’introduzione, il Kyudô nasce come tecnica di guerra, in effetti la tecnica si chiama Kyujutsu, il Dô finale nelle arti giapponesi si aggiunge quando dalla tecnica si passa a un coinvolgimento totale della persona, sia fisico che mentale, a questo punto diventa una Via (Dô = Via), quindi in questo caso si parla della “Via dell’Arco”.
Questa componente mentale, affiancata alla tecnica fisica, è una forte caratteristica che dovrebbe sempre essere presente nelle Arti Orientali in genere, una cosa che a mio parere in occidente viene dimenticata spesso, ma è imprescindibile dal Kyudô che resta, sia nella sua versione più tradizionale che in chiave più contemporanea, molto legato a un’espressione che è sia pratica che poetica.
Suddette ragioni, associate alla mentalità in cui queste arti si sono sviluppate, cioè un rapporto gerarchico tra allievo e maestro e un rispetto per le regole che coinvolge totalmente, sono alla base del fatto che questa pratica è per coloro che apprezzano arte e filosofia giapponese.
Vá da sè che il sottoscritto ha sempre preferito una pratica più tradizionale, perchè aderente alle motivazioni descritte.